Quando si pensa all'Eur il pensiero va istintivamente agli edifici storici simbolo del razionalismo italiano. Pochi identificano il “pentagono” con gli oltre 70 ettari di verde urbano, oggi una straordinaria riserva di biodiversità, a cui, già nella progettazione originaria, spettava un ruolo di grande importanza. II piano regolatore generale dell'Esposizione Universale di Roma aveva infatti identificato per il “verde” una destinazione fondamentale nella composizione scenografica e funzionale dell'intero progetto espositivo. Una rassegna del giardino storico italiano, questo doveva essere l'esito atteso.
Tuttavia, come per le opere permanenti, anche la sistemazione del verde subì notevoli trasformazioni, fino a quando Marcello Piacentini decise di affidare al progettista di gran parte delle aree a verde pubblico di Roma, l'ideazione dei giardini e parchi previsti per l'E42.
Correva l'anno 1939 e quell'architetto era Raffaele De Vico, paesaggista già tra i più affermati per aver curato tra l'altro la sistemazione del parco di Colle Oppio, la Nuova piazza Mazzini ed il Giardino degli Aranci.
De Vico ideò per l'E42 il centrale Giardino delle Cascate (poi modificato e realizzato alla fine degli anni '50) ed il sistema delle aree verdi settentrionali. Dopo la guerra, nel 1951, venne richiamato dall'allora Ente EUR a sovrintendere le operazioni di ripristino e manutenzione del patrimonio verde dell'intera area.
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